Artista:Dino Basaldella
Date:
1909 — 1977, UdineInformazioni:Scultore, Italiano
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Dino Basaldella
Scultore
Biografia
Fratello maggiore di Afro e Mirko, Dino Basaldella nasce a Udine nel 1909. L’interesse per la pittura e la modellazione ereditati dallo zio Remo, di professione orafo, nel 1923 convincono la madre ad iscrivere i tre ragazzi all’Istituto Evengelico Industriale Serenissima di Venezia. Cinque anni dopo i fratelli Basaldella, aderiscono alla Scuola Friulana d’Avanguardia fondata dai pittori Angilotto Modotto e Alessandro Filipponi.
Alla fine degli anni Venti si trasferisce a Firenze per studiare al Liceo Artistico. Allievo di Domenico Trentacoste, conosce e frequenta Libero Andreotti e Ugo Ojetti. Nel 1930 raggiunge il fratello Afro a Roma, dove rimane impressionato in particolare dalla scultura etrusca arcaica e ha modo di conoscere Arturo Martini, Scipione, Corrado Cagli. Ottenuta la maturità artistica presso l’Accademia di Belle arti e Liceo Artistico di Venezia, comincia ad insegnare tecnologia e disegno professionale nella provincia di Udine e a Trieste.
La sua attività artistica si svolge tra la regione natale e Roma. In occasione del suo esordio alla Quadriennale, nel 1935, il Governatorato della Capitale come una sua opera in cera, il “Pescatore con anguilla”. Sei anni dopo, due suoi gruppi marmorei, Ercole e chimera e Centauro e Leone vengono collocati all’ingresso delle autorità del Palazzo degli Uffici nel complesso dell’E.U.R.
Dal 1943 al 1948 insegna plastica modellata al Liceo Artistico e all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove stringe un rapporto di profonda amicizia con Alberto Viani. Avvicinatosi al Partito Comunista, dopo l’8 settembre 1943 si unisce alla formazione partigiana Brigata Biancotto, assieme ad altri artisti come Pizzinato, Turcato e Vedova.
Finita l’esperienza dell’insegnamento a Venezia, ottiene la cattedra di Plastica all’Istituto d’Arte di Gorizia, che mantiene fino al 1957. Realizza molti lavori in Friuli (come il Monumento alla Resistenza in piazzale XXVI luglio, le sculture per l’Istituto Malignani a Udine e per l’istituto Kennedy a Pordenone), grazie alle collaborazioni con gli architetti Midena e Gino Valle, ma anche a Modena e Roma, Milano.
Dal punto di vista stilistico, nel corso degli anni Cinquanta abbandona progressivamente il figurativo per dedicarsi ad una sperimentazione radicale, basata prevalentemente sulla saldatura e l’assemblaggio di materiali ferrosi. Parallelamente, è molto nutrita l’attività di oreficeria e di decorazione, avviata negli anni Trenta e mai abbandonata.
Negli anni Sessanta, dopo un ventennio di attività pressoché locale, una mostra alla Galleria La Tartaruga segna il suo rilancio su scala nazionale. Fanno seguito diverse partecipazioni a mostre internazionali e il ritorno alla Biennale veneziana.
Nonostante gli impegni espositivi in Italia e all’estero, la sua attività da docente non passa mai in secondo piano. Nel 1961 ottiene la cattedra di Plastica alla Scuola d’Arte di Udine (successivamente Istituto statale d’Arte Giovanni Sello); in seguito viene nominato titolare dello stesso magistero all’Accademia di Carrara e dal 1970 è titolare dell’insegnamento di Scultura dell’Accademia delle Belle Arti di Brera.
Muore a Udine nel 1977.