Titolo:Il ritorno di Mirko Basaldella, Maestro del Novecento
Data:21.04.2020
Testo:Anna Romanin
Multimediali:Lainen
Il ritorno di Mirko Basaldella, Maestro del Novecento
Riportare le opere di mirko basaldella nelle fiere importanti e nel mercato dell’arte (e ricreargli un mercato); fare ordine nella produzione, selezionando solo pezzi unici. È stata questa la sfida – vinta per passione – di Copetti Antiquari negli ultimi quattro anni.
Copetti Antiquari conoscono il lavoro e lo stile di Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, 1969) da sempre, e con il tempo sono diventati un riferimento assoluto per chiunque sia interessato alle opere di questo grande Maestro del Novecento italiano. Stessa terra di provenienza, quella friulana, un interesse cresciuto negli anni che ha avuto il suo apice con l’acquisizione nel 2016 della collezione Zariski. Non solo. L’affaire Mirko Basaldella ha tracciato una strada importante, poi ripercorsa con altri artisti (qui gli approfondimenti di Mario Negri e Pinuccio Sciola).
Nel 1949 Mirko Basaldella è un autore affermato, all’apice della notorietà come artista. Nel marzo di quell’anno a Roma viene inaugurato il monumento alle Fosse Ardeatine, considerato il primo monumento moderno dell’Italia repubblicana. Mirko aveva vinto il concorso per le Cancellate bronzee, lavoro che segnò “una svolta nella storia della scultura, non solo italiana”. Ripensamenti e modifiche sui bozzetti delle cancellate, l’avevano portato alla ribalta: ci fu qualche polemica pubblica ma anche “la presa di posizione di alcuni critici di fama nazionale, che si spesero per la sua attuazione”.
Mirko muore improvvisamente a soli 59 anni negli Stati Uniti, dove viveva dal 1957 come direttore del Design Workshop alla Harvard University di Cambridge. Non ha eredi diretti, mancano un archivio e un centro documentario, non viene fatto un catalogo generale. Le numerose opere si trovavano divise tra l’Italia e Stati Uniti, in musei, gallerie, collezioni private, e principalmente raggruppate in un fondo cospicuo che ne contava oltre seicento, quello del nipote Raphael Zariski (*), figlio di una sorella della moglie, Serena Cagli. La sua figura comincia gradualmente a sparire dal mercato.
Mirko è artista poliedrico, innovatore. La produzione artistica è particolarmente feconda. È sempre alla ricerca di nuovi stimoli, non si ripete mai, sperimenta materiali e scandaglia temi diversi tra loro, spaziando dalla Bibbia alla mitologia alla letteratura. Non produce in serie né segue le mode. È un artista difficilmente incasellabile ma dallo stile inconfondibile (tratto che condivide con Alik Cavaliere). L’acquisizione del fondo Zariski nel 2016 permette ai Copetti di rimetterlo in circolo in modo sistematico nel mercato dell’arte, nelle fiere importanti, nelle grandi collezioni, prima su tutte la Fondazione Prada che nel 2017 acquista “Sacerdote” (1967). Il sasso nello stagno è lanciato, il mercato inizia ad interessarsene, e loro ne diventano sostenitori e referenti, completando l’operazione con l’esclusione dalla produzione artistica dei multipli postumi che avevano inquinato il mercato, lasciando solo i pezzi unici, i soli che di fatto Mirko Basaldella abbia prodotto.
A Firenze il Museo del Novecento nell’ottobre del 2019 dedica a Mirko il ciclo SOLO, che alterna i maestri del Novecento. Poche settimane prima nella stessa Firenze alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato i Copetti avevano esposto Stele seconda, imponente scultura bronzea di due metri e mezzo, corredata per l’occasione da una riproduzione in 3D che permetteva di vivere online l’esperienza immersiva con la scultura.
“Stele seconda” (1957/1959, bronzo 252 x 46 x 37 cm), provenienza: Collezione Serena Cagli Basaldella, Raphael Zariski. La scultura è ora alla Braida Copetti, il Parco Sculture alle porte di Udine, ma si può “vivere” in un’esperienza 3D, realizzata in occasione di BIAF 2019 (****)
Qui l’approfondito studio di Isabella Reale
“Stele seconda” è una scultura monumentale di oltre due metri. È un esemplare unico e appartiene alla produzione americana, quando egli era “impegnato in una nuova intensa fase operativa e sperimentale a livello di materiali, ma anche alle prese con una ritrovata compattezza figurativa nei totem.” (**) Le opere monumentali iniziano nel dopoguerra, e alla fine degli anni Cinquanta “un nuovo materiale, lo styrofoam, materiale liquefatto con la fiamma ossidrica, poi modellato in forme rifinite in ogni dettaglio, stampigliandone le superfici.” (**) Negli ultimi anni la sua ricerca continua tra echi figurativi di suggestione totemica e forme astratte. Totem e idoli “provengono da un passato ancestrale e tuttavia si fondano su temi sempre attuali, comuni all’intera umanità”. (***)
Stele seconda è l’ultima scultura di dimensioni monumentali rimasta in possesso dei Copetti, che dispongono di numerose altre sculture e dipinti. Celebrato prevalentemente come scultore, Mirko Basaldella era anche abile disegnatore, che aveva frequentato la scuola Romana di Mario Mafai e Antonietta Raphael negli anni Trenta, e qui conosciuto Corrado Cagli, a cui rimarrà legato per tutta la vita per motivi famigliari e per affinità intellettive.
FONTI
(*) I nipoti Vera e Raphael Zariski sono i donatori delle opere di Mirko Basaldella che si trovano alla Fondazione Guggenheim, tra cui il monumentale bozzetto per il cancello delle Fosse Ardeatine, 1949.
(**) Isabella Reale, “Stele seconda”
(***) www.museonovecento.it
(****) In occasione dell’esposizione al BIAF nel 2019, per Stele seconda è stata realizzata un’esperienza in 3D. Accedendo al link (e senza scaricare una App) con un semplice smartphone o un tablet, è possibile vedere l’opera d’arte in dimensioni reali in qualsiasi spazio architettonico reale: dal salotto di casa al museo. In più l’opera d’arte è realmente vissuta perchè con Stele seconda si può realmente interagire e creare un rapporto di comunicazione visiva ed emotiva.