22.10.2021
Artista:Luciano Ceschia
Date:
1926 — 1991, UdineInformazioni:Scultore, Italia
Link esterno:Sito Ufficiale Luciano Ceschia
Luciano Ceschia
Scultore
Biografia
Luciano Ceschia nacque il 4 giugno 1926 nel comune friulano di Tarcento. Internato in un campo di lavoro in Austria, dopo la Seconda Guerra Mondiale si formò al liceo artistico di Venezia. Dai primi anni Cinquanta, dopo una visita a Ginevra, Basilea, Zurigo, Parigi e in Francia meridionale, cominciò a dedicarsi tempo pieno alla scultura, in particolare alla ceramica. Costruì una piccola fornace nella legnaia della sua casa natale, dalla quale sarebbero di lì a poco usciti bassorilievi su pannelli, vasi e piatti, raffiguranti scene tratte dalla vita contadina (battaglie, battute di caccia e pesca, risse in osteria, teste di muratori e contadini, lotte tra animali), alternate a temi mitologici.
Con questi lavori nel 1959 esordì nella prima mostra personale fuori regione, presso la galleria La Colonna di Milano. Dal 1960 cominciò ad esprimere un più originale linguaggio artistico, perfezionando le tecniche di vetrificazione e greificazione delle ceramiche. Il realismo iniziale, dai connotati nostalgici, eroici e talvolta fiabeschi, lasciò spazio a cicli particolarmente drammatici, come quelli dedicati alle truppe di occupazione, alle fucilazioni di partigiani, le porte e i gong investiti dal disastro di Hiroshima.
Pienamente inserito nell’ambiente culturale friulano, frequentava regolarmente Mascherini, Spacal, i tre fratelli Basaldella – in particolare Dino – oltre i poeti, scrittori ed architetti con i quali avrebbe dato vita a importanti collaborazioni.
Nel 1961 allestì la prima mostra personale all’estero, presso la galleria The Interior Decorator’s News di New York. L’anno dopo venne invitato alla XXXI Biennale di Venezia. Nella sala dedicata alla ceramica espose quattro opere: la scultura “Grande uccello in parata”, i bassorilievi “Caduta di Icaro” e “Per una fucilazione di Ostaggi” e il pannello “Grande porta di Hiroshima”. Grazie a quest’ultima, imponente ceramica greificata, vinse il Premio dell’Industria e del Commercio per la ceramica.
Dalla metà degli anni Sessanta abbandonò progressivamente la ceramica per sperimentare materiali nuovi come la pietra, il legno, le resine sintetiche e i metalli. Con il definitivo passaggio all’astrattismo, le linee geometriche sostituivano ogni residuo di figurativismo: dischi, sfere e mandala, in pietra, acciaio inox e ghisa, sezionati e ricomposti in forme fantasiose ma equilibrate, si imposero come le espressioni più caratteristiche della sua produzione scultorea.
Allo stesso tempo sviluppò una tendenza per le opere di dimensione monumentale, che si manifestò nel filone delle Verticali, opere totemiche di diverse sezioni, molto variegate anche nella scelta dei materiali (legno e pietra, ma prevalentemente ferro saldato, smaltato e piegato).
Ospite fisso alle manifestazioni internazionali che si tenevano in Jugoslavia, negli anni Settanta venne invitato alla Quadriennale romana e a svariate collettive a Milano, Firenze, Cracovia e Basilea. Negli anni Ottante tenne importanti mostre personali a Vienna e New York (Main Hall Gallery). Negli stessi anni si dedicò soprattutto alla realizzazione di medaglie, protagoniste della sua ultima mostra, tenutasi nell’estate del 1991 al Castello di Udine. Nella stessa Udine morì pochi mesi dopo, il 4 novembre 1991.
Esposizioni personali
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